Una peonia in giardino

L’anno scorso, come è capitato ad altri in periodo di lockdown, mi è venuta voglia di giardinaggio. Non mi sono però buttata a capofitto nell’attività. Non ho il pollice verde e sapevo che non appena le restrizioni si fossero allentate, le mie priorità sarebbero state altre.

Lasciando passare qualche mese, l’entusiasmo che inizialmente mi aveva fatto pensare ad un giardino all’italiana rinascimentale, si è via via ridimensionato ed è finita che il progetto realizzato è qualcosa di molto più semplice e spontaneo.

Anyway…tra le varie piante che volevo popolassero il giardino c’era la peonia, una pianta a volte poco apprezzata perché sfiorisce presto e fa tanto fogliame, però resistente a qualsiasi pollice non-verde e di bellezza che, tutto sommato, ha poco da invidiare alla rosa.

Caso ha voluto che un amico avesse proprio una peonia in giardino. Venendo a conoscenza del mio desiderio d’averne una, abbiamo allora fatto un baratto: una peonia in vaso in cambio di uno dei gerani che popolano il giardino di casa mia.

Nei mesi invernali ogni tanto passavo davanti a quel piccolo vaso: non sembrava dare segnali di vita ed essendo totalmente ignorante in tema di giardinaggio avevo qualche dubbio: “Sarà mica già morta? Forse il terreno non è quello giusto? Forse le manca dell’acqua? O forse ne avrà avuta troppa? Il freddo dell’inverno l’avrà danneggiata?”.

Poi è arrivata la primavera e piano piano, con mia grande meraviglia sono sbucate le foglie, la pianta si è risvegliata e ha dato vita a tre boccioli.

Talento e giovani in azienda

Questa mattina ero occupata nella preparazione di una giornata di formazione per un’azienda sul tema delle nuove generazioni e il loro coinvolgimento.

In azienda, nel mondo della formazione e della scuola si parla molto di talento, di scovare il talento nei giovani, di attrarre le persone di talento, di coltivare il talento.

C’è chi si lamenta perché è difficile trovare “persone di talento”: la scuola non prepara abbastanza, non ci sono più i talenti creativi di una volta, le nuove generazioni di genitori sono un fallimento, non vale la pena investire nei giovani…

Non riuscendo a trovare la concentrazione giusta, ho optato per una pausa caffè e facendo il giro del giardino ho scoperto che uno dei boccioli della peonia si è aperto. Non è proprio perfetto: è piccolino e qualche petalo è segnato dalla grandine di qualche giorno fa. L’ho visto semplicemente bello, anche se, senza dubbio, nello stesso giardino in questo momento altre piante più mature sfoggiano il massimo del loro splendore.

E con l’immagine di quella pianta la cui bellezza si rivelerà a pieno solo tra qualche giorno, sono tornata alla scrivania.

Cosa fare per scovare persone di talento?

Per scovare, coltivare e gestire il talento nel team serve innanzitutto essere allenati alla bellezza mantenendo l’attenzione, l’apertura e la curiosità di quando si è bambini. Serve allenare la capacità di scoprire il talento nei luoghi inaspettati, ovvero quelli maggiormente conosciuti e che magari si danno per scontati.

A tal proposito, anni fa un’editorialista americano ha realizzato un interessante progetto (questo l’articolo che ne parla) con la collaborazione del violinista Joshua Bell, talento indiscusso della musica.

Il 12 gennaio 2007, Joshua Bell si è presentato in incognito, in jeans e maglietta, alla stazione di L’Enfant Plaza di Washington dove qualche giornalista aveva sistemato delle telecamere nascoste. Si è quindi esibito con il suo Stradivari Gibson come qualsiasi artista di strada, la mattina all’ora di punta, per circa 45 minuti. L’obiettivo del progetto era scoprire in quanti si sarebbero accorti della presenza del genio in stazione e quanti si sarebbero fermati ad ascoltare la performance.

Ebbene, in quei tre quarti d’ora 1.097 persone hanno transitato davanti a Bell, la maggior parte probabilmente nel tragitto per andare al lavoro. I brani suonati da Bell non erano melodie popolari, ma gli stessi brani da lui eseguiti nei grandi teatri. Di quelle persone transitategli di fronte solo 7 hanno interrotto la loro routine per fermarsi ad ascoltare la performance.

In 27 hanno lasciato una mancia in velocità per un totale di circa 32 dollari. 1.070 persone hanno totalmente ignorato il musicista. Sicuramente un insolito pubblico per un violinista da 1.000 dollari al minuto, abituato al tutto esaurito nei suoi concerti con gente che lo acclama e lo applaude.

L’articolo riporta che il primo dei passanti a fermarsi è stato un project manager che non sapeva nulla di musica e a cui non era mai capitato di fermarsi ad ascoltare artisti di strada, né di lasciargli una mancia. Ma qualcosa di quel violinista lo ha attratto tanto da decidere di mettersi spalle al muro ad ascoltare la musica di Bell.

Oltre a due esperti di musica classica, una fan che aveva visto Bell esibirsi in un concerto qualche settimana prima e il project manager sopracitato, gli unici catturati da quella performance sono sembrati i bambini che provavano a tirare il braccio del genitore per poter sostare davanti al violinista.

Manager della bellezza

Pur nella consapevolezza che tale progetto non rappresenti un esperimento scientifico, la domanda che l’articolo ispira e che può essere di interesse per chi lavora in qualsiasi organizzazione è: siamo capaci di riconoscere e farci sorprendere dal talento, dalla bellezza, nei luoghi più inaspettati?

Lavorando con le organizzazioni a volte ho l’impressione che il talento sia nascosto in luoghi a cui a pochi è dato accedere. L’articolo sull’esperimento di Bell ci rivela invece che il talento è più vicino a noi di quanto possiamo immaginare, ma serve saper tenere tutti i nostri sensi pronti a riconoscerlo.

Ora, non si chiede che un manager abbia studiato per forza l’arte e la musica al punto di esserne esperto, piuttosto che sia capace di lasciarsi attrarre dalla bellezza e saperla riconoscere.

Questa è una capacità da coltivare al di fuori di qualsiasi corso di formazione specifico sul reclutamento e la gestione del talento. Si può cominciare dedicando qualche minuto della giornata a osservare ciò che sta attorno (anche un bocciolo di peonia ammaccato dalla grandine in giardino), provando a farlo con la stessa disponibilità a lasciarsi stupire di un bambino.

Facendo così, nel tempo, ci si farebbe più pronti e abili a riconoscere il talento in un giovane vestito in jeans e maglietta in stazione della metropolitana oppure seduto nell’open space della nostra organizzazione.