A lezione con Alessandro Invernizzi.

Quante volte capita di pensare che a limitare i nostri progetti, professionali o di vita, sia la mancanza di denaro. Piccola o grande che sia, proviamo a custodire e a far crescere la nostra ricchezza: mettiamo via i risparmi, li custodiamo, li investiamo. La verità è che la maggior parte di noi nasce già milionario, solo che non ne è pienamente consapevole. Siamo infatti tutti più o meno ricchi della risorsa più scarsa che ci sia: il tempo. A differenza del denaro però, il tempo non può essere accumulato, si esaurisce istante dopo istante, più o meno velocemente.

Ne era perfettamente consapevole un imprenditore che ho conosciuto poco tempo fa, Alessandro Invernizzi, con cui ho preparato una videoconferenza che sarebbe andata in onda a giugno se non fosse che Alessandro è stato preso da un altro impegno, molto più importante. Alessandro nella sua vita ha realizzato più di un’impresa; tra queste il portare avanti l’azienda che gestiva e divulgare un messaggio, tra chi gli era più vicino in primis e poi al di fuori della sua comunità, attraverso il blog e le conferenze in cui ha testimoniato i suoi valori, ciò in cui credeva. Per farlo, ha sfruttato il tempo che aveva a disposizione fino in fondo, anche quando questo, a causa delle malattia, si è ridotto ad appena una manciata di giorni. Ed è stato proprio il tempo l’oggetto di alcune mie riflessioni stimolate dall’incontro con Alessandro.

“Mi piacerebbe tanto, ma non ho tempo”. “Vorrei dedicarmi a quel progetto, ma sono pieno di lavoro”. “Vorrei davvero realizzare quell’obiettivo, ma ho troppo da studiare”. Per le cose che desideriamo, manca sempre il tempo. Ma è davvero così? L’incontro con Alessandro, nella spontaneità con cui è accaduto, mi ha trasmesso la convinzione che possiamo davvero scegliere e che anzi, abbiamo il diritto di scegliere come spendere la risorsa più preziosa che abbiamo, per chi e per che cosa. Non significa vivere una vita pianificata e calcolata o riempire la giornata di impegni. Non significa rincorrere il tempo, “facendo cose”. Si tratta semplicemente di imparare a dare valore al tempo, anche all’imprevisto; scegliere con consapevolezza e dare senso ai secondi che passano. È importante riconoscere che nasciamo con un contatore.

“Tutti sanno che si deve morire, ma nessuno ci crede”- diceva Morrie Schwartz.

Se ci credessimo davvero infatti, capiremmo che ciò che conta non sono la data di nascita e quella di scadenza, ma il trattino “-” che sta in mezzo.

San Benedetto è tra i saggi che meglio hanno insegnato a valorizzare il tempo. Il monaco Anselm Grün lo spiega bene mettendoci in guardia dal rischio di essere talmente presi dagli eventi che ci “limitiamo a funzionare” e “ci dimentichiamo di vivere.” Con la velocità con cui oggi cambia il mondo, a volte si è travolti dalla paura che ci manchi il tempo al punto da affannarsi così tanto e da dimenticarsi di fermarsi, di prenderci un momento di riflessione e raccoglimento in cui comprendere chi siamo, quale sia la nostra missione, cosa sia davvero importante. La tradizione benedettina arriva in nostro aiuto con quella famosa regola che richiama alla giusta misura e all’alternanza continua tra il tempo rivolto all’interno di noi stessi (la preghiera) e il tempo rivolto all’esterno (il lavoro); alternanza che oppone al momento della disintegrazione quello dell’integrazione, della calma, del riposo, della guarigione.

Sfruttare al massimo il tempo che abbiamo a disposizione significa anche scegliere di non dare retta ai ladri di tempo, siano essi coloro che non meritano attenzione, ma anche tutte quelle attività che non sono essenziali, inclusi i pensieri e le preoccupazioni sbagliate, inutili. A volte, ed è capitato anche ad Alessandro, ci preoccupiamo eccessivamente affinché tutti coloro che ci circondano siano allineati. Quando scopriamo che qualcuno ci rema contro, organizziamo riunioni per cercare di capire dove sia il problema del disallineamento, discutiamo, lavoriamo a compromessi o spieghiamo le ragioni della nostra fermezza o delle decisioni prese in passato. La sera poi andiamo a casa soddisfatti a metà pensando a quel paio di persone che, nonostante il tempo e le energie investite, non siamo riusciti a convincere. I giorni successivi ci lamentiamo perché qualcuno persegue nel remare contro, rimuginiamo, cerchiamo le voci di corridoio, si parla alle spalle ecc. D’improvviso i ladri di tempo arrivano ad assorbire una buona parte della nostra giornata che invece potrebbe essere meglio spesa con quelle persone che hanno voglia di contribuire, sono allineate, hanno strumenti e talento da sviluppare e mettere in gioco. La famosa regola delle 4W e delle 4S che ho imparato frequentando l’organizzazione israeliana LEAD recita:

Someone Will, Someone Won’t, SWhat?? … Someone is Waiting! 

In tutte le tue imprese ci sarà qualcuno che ti appoggerà, che ti seguirà, che addirittura ti dedicherà parte del suo tempo per aiutarti. Qualcun altro invece farà l’opposto: non crederà nelle tue idee, ti dirà che non ne vale la pena, ti remerà contro. E quindi?? C’è qualcuno che ti sta aspettando, che sta attendendo che tu ti dia da fare perché realizzi quell’impresa che avrà un impatto non solo sulla tua vita, ma anche su quella degli altri. Non curarti di chi ti rema contro, non perdere tempo inutilmente. Come diceva Alessandro qualche settimana fa: “Concentrati sulle tante persone che hanno capito dove vuoi andare e che ci stanno. Guarda a ciò che funziona, non fossilizzarti su ciò che non funziona.”

Se da una parte in leader dovrebbe saper valorizzare il proprio tempo, deve però riconoscere il valore anche in quello degli altri. È facile infatti cadere nel tranello di diventare a nostra volta ladri di tempo! Prima di convocare riunioni o videoconferenze, ci chiediamo se siano davvero necessarie? Le email e i messaggi che stiamo mandando sono davvero utili o sarebbe più efficace una telefonata? Siamo consapevoli che quando organizziamo una riunione stiamo chiedendo all’altro di dedicarci parte del suo tempo, della sua risorsa preziosa? Arriviamo puntuali alle riunioni? Le finiamo in orario, ovvero nei tempi comunicati? Come capi, manager, imprenditori, project leader… siamo consapevoli di come organizziamo il tempo del lavoro? Rispettiamo il tempo dedicato alla pausa o continuiamo a tempestare gli altri di email, di messaggi o di telefonate anche la sera, la notte o nei giorni festivi?

Con il senno di poi avrei voluto aver osato cliccare sul pulsante “record” di Zoom, per poter tornare più facilmente ad ogni singola parola di Alessandro, invece di dover sforzare la mia memoria a ripercorrere quei minuti che oggi sono rimasti riassunti in soli pochi appunti nel PC. L’esperienza di incontro con Alessandro, nella sua semplicità, è stata quasi surreale: i minuti necessari a trasmettere quasi tutto di ciò che ha imparato nel corso degli ultimi anni della sua esistenza; la vita a volte ti aspetta al varco e ti sorprende concedendoti dei minuti di valore inestimabile. Dovremmo saper riconoscere e rispettare il tempo che gli altri ci dedicano come una parte, per quanto piccola, della loro esistenza; una parte della risorsa più limitata di cui dispongono. A distanza di qualche settimana, è immensa la gratitudine per il regalo ricevuto da Alessandro: 120 dei suoi ultimi minuti, il suo tempo più prezioso. Difficile accettare un regalo così importante. E l’unico modo per ricambiare è condividerlo con altri milionari e conservarne il valore.

“Il pregio della vita deriva dal suo essere limitata, destinata a finire”- Anselm Grün.

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