Cosa farai di grande?
“Che cosa farai da grande?”
Una domanda di senso e di scopo.
Una domanda importante, ma che può mettere più di qualcuno in difficoltà. Ce la sentiamo ripetere fin da piccoli.
Personalmente non mi ha mai così catturato. Dall’asilo alle superiori, rispondevo ripetendo quanto detto dal compagno o dalla compagna che mi aveva preceduto. Così una volta avrei fatto il muratore, l’altra volta la fiorista, l’archeologo, l’astronauta, la biologa…
Se il mondo cambia così come lo vediamo cambiare, con velocità, non può esserci una risposta definitiva e determinante.
Quel fare cambierà nel tempo, inevitabilmente. A seconda dell’età, della maturità, della responsabilità, facciamo cose diverse: acquisiamo nuove conoscenze, una nuova visione della realtà, le energie cambiano. Quel “cosa farò” non è vincolato ad una singola risposta, ma è destinato a cambiare nel tempo.
Così, in modo un po’ provocatorio, a chi superati abbondantemente i trent’anni mi chiede ancora cosa farò da grande rispondo:
Da grande farò quello di cui ci sarà bisogno e per cui le mie capacità e potenziale possono essere messe a servizio.
Sarà un lavoro in un’azienda? Sarà per una qualsiasi altra organizzazione? O magari, non sarà un lavoro? Ecco, sarò dove c’è bisogno.
C’è però un modo per migliorare quella domanda e renderla molto più interessante, sia per un bambino, che per un adolescente che per un adulto magari già ben avviato o addirittura al termine della sua carriera lavorativa.
Un po’ di tempo fa mi sono imbattuta in un simpatico video in cui qualche esperto di statistica ha voluto far riflettere il pubblico sull’unicità della nostra esistenza.
La probabilità che proprio io, proprio te che stai leggendo o la persona che incontrerai tra qualche minuto in riunione prendessimo vita è un numero infinitamente piccolo, prossimo allo zero, 1 su 10 elevato alla 2.685.000. Difficile anche solo immaginare la dimensione di questo numero. “Tu sei un miracolo… impossibile ma accaduto” – conclude la voce fuori campo nel video.
Se davvero abbiamo compreso il significato di quel numero piccolissimo, allora la domanda di partenza “Cosa farai da grande?” potrebbe essere modificata in questo modo:
“Cosa farai DI grande?”
La questione non è tanto che “cosa” farai: il consulente, il formatore, l’insegnante, l’architetto… Ci saranno chissà quanti altri milioni di persone che faranno la stessa cosa. Il punto è “come” lo farai in quanto essere unico, miracolo irripetibile nella storia.
La domanda apre allora una riflessione molto più complessa ma anche più intrigante che implica il mettersi in viaggio, in un percorso che va ben oltre il fare, ma all’essenza.
E tu: cosa farai di grande?